Articolo originariamente scritto per EraSuperba.
Tre anni fa la presentazione del progetto Genova 2021 Città della tecnologia aveva attirato attenzioni e aspettative non solo fra gli addetti ai lavori. L’obiettivo dichiarato era e rimane quello di giungere entro il decennio al consolidamento e lo sviluppo dell’high tech a Genova. Un progetto che parte quindi da una forte volontà di matrice industriale, la “paternità” è, infatti, di Dixet (distretto dell’Elettronica e delle Tecnologie Avanzate, costituitosi a Genova nel febbraio del 2001, raggruppa oltre 110 aziende) e Confindustria Genova. «L’idea di fondo – racconta Fabrizio Ferrari presidente dell’Associazione Genova 2021 – è cercare di creare un momento condiviso per imprese e imprenditori per fare dei ragionamenti di tipo strategico su quali tipologie di tecnologie investire e puntare, quali competenze mettere in condivisione per poter creare delle eccellenze sul territorio».
Le parole chiave sono due: start up e high tech. Gli ultimi dati aggiornati Dixet-Confindustria Genova (marzo 2014) stimano che l’occupazione nel settore high tech nell’area di Genova sia di 14.200 unità, con150 imprese e 4 miliardi di fatturato. Il numero di start up registrate alla CCIAA all’inizio di aprile era di 26, numero piccolo che diventa ancor più piccolo se consideriamo che comprende non solo le start up innovative. «Va ricordato – aggiunge Ferrari – che il tessuto industriale di Genova è costituito, soprattutto da piccole e medie imprese, anche per questo motivo si è pensato ad un progetto che riunisse più forze in modo da aiutare e coinvolgere anche i più piccoli».
Nel 2011 viene pubblicato il documento che descrive le intenzioni del progetto Genova 2021, il documento propone il quadro generale del settore sul territorio metropolitano, quali aziende vi operano, di cosa si occupano e quali sono le intenzioni per il futuro. Fra il 2012 e 2013 si cominciano a prospettare soluzioni che possano includere industria e giovani. Poi, la decisione di dare una forma giuridica agli intenti espressi e così, a maggio 2013, viene fondata l’Associazione Genova 2021 – Città della tecnologia. I soci fondatori sono Confindustria Genova e Dixet e quelli promotori (chi ha messo a disposizione il budget per poter realizzare attività) sono Telecom, Banca Intesa Sanpaolo, Banca Carige e Finmeccanica.
Ecco come si definisce l’associazione sul proprio statuto: “L’Associazione ha per finalità lo sviluppo, la promozione e il coordinamento delle attività e delle iniziative finalizzate alla crescita dei settori ad alta tecnologia costituiti dalle imprese, manifatturiere e non, ubicate nell’area metropolitana di Genova”.
Che cosa ha fatto nel concreto l’associazione da quando esiste?
Ha lanciato tre progetti, che lo stesso presidente ama definire “pensatoi”; in qualsiasi modo si voglia chiamarli, si tratta di momenti in cui un gruppo di persone, parte di imprese, ognuno con le proprie competenze specifiche, si incontra per condividere le proprie idee riguardo ad un obiettivo comune. Lo scopo è cercare di fare pianificazione, capire cosa si vuol fare, dove si vuole arrivare e come.
Si è partiti individuando alcuni ambiti di interesse, in parte perché radicati nel territorio e in parte per creare terreni fertili nei quali condividere le capacità esistenti e quelle da inserire nel tessuto economico. «Il fatto di avere più teste intorno al tavolo permette di intercettare trend a livello mondiale (certo non si tratta di rivelare i propri segreti industriali) che probabilmente una singola azienda non potrebbe fare da sola – aggiunge Ferrari – chiaro è che grandi gruppi come Finmeccanica e Telecom hanno fatto un po’ fatica all’inizio, ma poi hanno capito e sposato l’intenzione».
Vediamo quali tavoli/pensatoi hanno preso il via. Il percorso comune di tutti i “tavoli” prevede l’individuazione di un coordinatore, una prima riflessione interna diretta degli imprenditori coinvolti a cui segue un’apertura e un coinvolgimento delle istituzioni e dell’università. I primi due tavoli sono fortemente verticali e tecnologici: Fabbrica Intelligente e Porto Intelligente. Il terzo, chiamato Smart up di impresa, è dedicato ad un tema orizzontale che può coinvolgere più ambiti imprenditoriali e industriali. Vediamoli nel dettaglio.
Fabbrica Intelligente
«Il territorio metropolitano possiede una tradizione di manifattura di alta qualità e per permettere che questa rimanga parte integrante del territorio è necessario che sia sempre più tecnologicamente avanzata” queste le parole del coordinatore del progetto Giorgio Cuttica.
Digital manifactury (cioè l’uso di un sistema integrato basato su computer che comprende strumenti di simulazione, visualizzazione 3D, analisi e collaborazione, per il processo produttivo) e 3D Printing (stampa 3D o additive manufacturing è un processo di creazione di un oggetto solido tridimensionale di qualsiasi forma da un modello digitale. Si ottiene tramite un processo in cui vengono aggiunti strati successivi di materiale per creare la forma) sono gli ambiti sui quali si sta lavorando.
L’approdo sul tavolo della stampa 3D si deve al fatto che abbia grande versatilità, sia cioè applicabile a più ambiti industriali e, in più, rappresenti un trend a livello mondiale.
Proprio a proposito del 3D Printing è stata fatta una prima analisi a verifica della fattibilità per la realizzazione di una start up che se ne occupi. Ora è necessario che qualcuno prenda in carico l’azione e realizzi un business plan, ma in questo caso la situazione sembra di stallo. Dovrebbero far parte di questa nuova impresa, per ora ancora solo sulla carta, imprenditori del territorio (grandi imprese) e giovani interessati all’attività.
«La partenza di questo tavolo è stata vivace – racconta Cuttica – una serie di aziende del territorio hanno aderito all’iniziativa e il gruppo di lavoro si è attivato». Il passo successivo – che ancora non si è concretizzato – è trovare un imprenditore che si prenda la responsabilità di realizzare davvero il business plan per la creazione di una nuova impresa. Sicuramente sono molti gli interessati al progetto 3D Printing, ma la realizzazione è lenta. «Quello che conta è la forte volontà di realizzare, con metodi nuovi, manifactury 2.0 di cui il 3d printing è solo uno degli aspetti – sottolinea Cuttica – vogliamo far nascere un laboratorio che possa mostrare alle aziende quale è il passaggio che devono compiere per essere al passo con i tempi, cioè con il cambiamento che i processi produttivi stanno affrontando. Fino ad oggi – continua il coordinatore – abbiamo perso, e continuiamo a farlo, i processi manifatturieri in cui ciò che contava era la manodopera a basso costo, ci salviamo invece quando a contare è la capacità delle nostre forze lavoro e tecnologie”.
In parole più semplici è necessario individuare quali possano essere le difficoltà dell’impresa, trovare una soluzione tecnologica che le risolva e aiutare le PMI a inglobarla al proprio interno in modo da poterla utilizzare per fare profitto, fino ad attirare gli interessi delle multinazionali sull’eccellenza genovese.
Porto Intelligente
Genova e il suo porto. Commercio, turismo, sicurezza… La tecnologia quanto potrebbe aiutare le attività dello scalo genovese? A questa domanda cerca di rispondere Genova 2021 con il coordinamento di Fabio Bagnoli. «Lo scopo del tavolo di lavoro è definire un’offerta integrata di nuovi sistemi e servizi, che provenga da una filiera di aziende, sia grandi industrie che piccole e medie imprese, appartenenti al tessuto locale – racconta Bagnoli – vorremmo rinsaldare la collaborazione tra i soggetti industriali e le Autorità Portuali, in particolare quella di Genova, di modo da creare un polo di eccellenza a livello internazionale, anche facendo del Porto di Genova una vetrina della tecnologie e delle soluzioni delle nostre aziende».
Sicuramente si tratta di un tavolo di non facile gestione perché gli attori coinvolti sono molti, e non va dimenticata la regolamentazione europea che governa tutte le pratiche che si svolgono all’interno di un porto. Ad oggi, da quanto ci ha raccontato l’ing Bagnoli, il tavolo si è occupato di fare una valutazione della situazione attuale e dei possibili sviluppi, legati sia alle esigenze degli operatori in ambito portuale sia agli aspetti normativi in via di definizione. Sulla base di quest’analisi e del confronto con l’Autorità Portuale di Genova, si stanno definendo una serie di possibili percorsi, legati ad aspetti di logistica e gestione processi, sicurezza (safety e security), reti di sensori e monitoraggio, sistemi di automazione ed efficientamento energetico.
Smart up di Impresa
Un pensatoio dedicato alle start up innovative, come aiutarle ad emergere e a fare profitto. Ne abbiamo parlato con Aldo Loiaconi coordinatore del tavolo.
«Inizialmente, tramite interviste, è stata fatta una mappatura delle realtà attive sul territorio in modo da capire di cosa concretamente hanno bisogno. Lo scopo finale è realizzare un incontro fattivo fra il mondo industriale e quello delle start up. Mettere insieme strumenti che possano essere d’aiuto, cercare di aggregare tutto ciò che è presente sul territorio e inerente al tema». Fare sistema, dunque, anche sul tema delle start up evitando il proliferare di iniziative che corrono parallele ma non si incontrano né si confrontano.
Il gruppo di lavoro che si occupa di questo tema è eterogeneo (membri di CCIAA, Università, Selex… e alcuni startupper stessi).
La prima fase del tavolo ha portato al coinvolgimento diretto alcuni startupper per comprendere le difficoltà incontrate nella creazione di un’impresa. Il dato emerso è che la prima difficoltà è la mancanza di conoscenza del mercato, non riuscire a mettersi in rete, seguita ovviamente dalla mancanza di fondi.
«Vogliamo arrivare alla definizione di un’organizzazione, un sistema che faccia da supporto a chi vuole creare un start up – sottolinea il coordinatore – se vogliamo usare una parola ricorrente: unincubatore».
Il processo che dovrebbe portare alla creazione di questo “incubatore” è stato suddiviso in tre fasi.
Fase 1: creazione di un punto informativo a cui lo startupper si possa rivolgere e confrontare per dare risposta ai suoi dubbi e trovare soluzioni ai problemi. «Una volta stimolata la nascita di un’idea imprenditoriale bisogna fare in modo che questa venga valutata – aggiunge Loiaconi – e fare in modo che si crei un collegamento on i possibili finanziatori e con i facilitatori».
In questo senso si sta creando un database di persone (indicativamente over 50) che abbiano esperienza imprenditoriale alle spalle da poter investire per dare una mano ai giovani che hanno difficoltà a muovere i primi passi. Gli aiuti sono impiegati principalmente per confezionare la proposta, analizzare il dettaglio tecnico e per quanto riguarda la parte amministrativa e finanziaria.
La fase 2 comprende tutte le azioni di formazione, tutoraggio. L’obiettivo è fare in modo che si creino dei contatti fra chi vuole aprire una nuova impresa tecnologica e i professionisti in grado di aiutarli: un consulente del lavoro, un esperto sulla gestione del brevetto o marchio, ad esempio, o un esperto in fondi pubblici o finanziamenti e così via. Inoltre è stata individuata come possibilità concreta quella di fornire a queste persone un luogo nel quale lavorare, una sorta di co-working presso un’azienda ospitante che in qualche modo sia coinvolta nell’ambito di interesse, il fine ultimo auspicato è la collaborazione fra le due realtà.
Infine una fase conclusiva di sostegno allo sviluppo, alla visibilità sul mercato e alla promozione per facilitare l’accesso alla rete d’imprese. «Le start up che sono ancora “vive” il secondo anno sono il 10%. In genere il primo anno si tratta di avvio, investimento, non si è ancora sul mercato, si è preso un brevetto, iniziato a lavorare sul prototipo ma il prodotto non è ancora sul mercato, ecco perché la terza fase è importante» conclude Loiaconi.
Il più recente incontro dell’Associazione Genova 2021 ha fissato delle deadline riguardanti il progetto Smart up di Impresa. Entro luglio 2014 attivare e presentare un’ipotesi di modello e business plan dell’organizzazione/incubatore, entro novembre 2014 attivare e costituire la struttura.
Nell’attesa qualcosa si è già mosso. Il gruppo di lavoro Smart up di Impresa ha permesso la nascita dellastart up Mirabilar (http://www.mirabilar.com/), costituitasi nei primi mesi del 2014 grazie alla messa in contatto degli startupper con consulenti ed esperti.
Erzelli e Expo 2015
Impossibile non inserire un commento sul Parco Scientifico e Tecnologico degli Erzelli di Genova che, come leggiamo sul white paper Genova 2021, è “una necessità urgente, per dare avvio ad una fase di sviluppo ordinato e sinergico delle molte potenzialità presenti sul territorio”.
Come già vi abbiamo raccontato in passato (qui l’approfondimento), il progetto Erzelli è in stallo. «È un progetto ancora in fase embrionale – ha dichiarato Fabrizio Ferrari presidente di Genova 2021 – tutti i progetti di cui abbiamo parlato avrebbero la loro collocazione naturale al suo interno, non è nel potere dell’associazione far altro se non esprimere un suo interesse che questo venga realizzato. Il progetto va portato a termine, l’unica cosa sensata è risolvere le questioni in sospeso con buona volontà da parte di tutti nella ricerca di una soluzione univoca».
Il presidente racconta che qualcosa si sta muovendo anche per Expo2015 «si sta pensando ad un quarto tavolo legato al mondo dell’ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) con un focus sulla realtà aumentata, tema tecnologico, oltre ad essere un tema su cui Telecom (socio promotore ndr) punta molto per l’Expo, abbiamo la speranza di riuscire ad aggregarci a tutta la tematica dell’esposizione».
Come da premesse, il progetto è ambizioso e sicuramente importante per Genova, staremo a vedere se le attività in stallo si muoveranno e ci auguriamo che l’esempio di Mirabilar non rimanga il solo.
Articolo originariamente scritto per EraSuperba.