digitale è cultura, riflessioni post-digit15

digitaleculturaRiporto qui alcuni degli appunti che ho preso durante i due giorni di . Il presupposto da cui partire qui è che si sta parlando di giornalismo online, nel web, quindi la , ad esempio è quella sui social media o nei commenti agli articoli, così come notizia è immagine, video, audio, storify, timeline…

Procedo per hashtag per chiarezza (e non solo per ragioni di SEO :-))

CONVERSAZIONE
Parto da una domanda: si fa giornalismo nella conversazione? Eccome se si tratta di giornalismo! i commenti, i post sulle piattaforme social possono essere fonte e anche approfondimento di una notizia. Infondo è semplice: sono sempre le persone ad agire e ad essere protagonisti dei fatti, cambiano i modi e il luogo dell’agire.
Grazie alla rete è, probabilmente, più semplice individuare i PUBBLICI/COMUNITA’ a cui riferirsi.
Il pubblico fa una cosa sola: la differenza fra cancellarsi da una newsletter o non seguire più una pagina di Facebook o non seguire più un account twitter sta nel fatto che quelle “cose” sia interessanti per quel pubblico o meno. 
Il punto nodale è arrivare al pubblico con i mezzi che offerti dal digitale ma non per avere like, ma per arrivare a informare il pubblico. 
I social media svolgono il ruolo di amplificazione delle notizie e fonte delle notizie. Sono una piattaforma di distribuzione dei media che i media stessi utilizzano. Bisogna tener conto che si sta giocando su una piattaforma che ha proprie regole e scopi.
La conversazione si svolge in un universo digitale, con il mobile ognuno accede al digitale, lo vive e lo sperimenta. Muoversi in questo universo e cercare le notizie sul web è difficile ecco perché il ruolo del giornalista è centrale.
Arrivare al lettore anche se questo non passa mai dal sito ufficiale, cercare di arrivare ai lettori da altre parti, l’interesse non è produrre traffico ma, dare al lettore quello che chiede. Lo scopo da raggiungere è offrire al pubblico notizie utili in un ambiente che a lui piace e creato per lui.

Amy Webb come ogni anno alla conferenza (ONA) segnala i prossimi trend tecnologici che caraterizzerano l’immediato futuro del giornalismo digitale ecco quelli che mi hanno colpito, fra quelli raccontati a digit15:

1.cognitive computer (il computer che sa leggere che impara) in funzione dell’analisi linguistica e della personalizzazione che permette una profilazione ma delle abitudini/ dello stile non dei contenuti (es. claudia legge le newsletter velocemente quindi ha bisogno di notizie secche e brevi)
2. recognition, utilizzo di strumenti di riconoscimento facciale per la profilazione del pubblico
3. robot per un giornalismo assistito, un aiuto al giornalista, ad esempio avere delle telecamere che registrano costantemente in determinati luoghi mi permetterà di avere subito delle immagini a disposizione se servissero
4.peer to peer publishing cosa succede se non c’è bisogno di intermediari e i tuoi contenuti arrivano direttamente al pubblico?
5. social reporting non si tratta di stare a vedere quale contenuto diventa virale sulle piattaforme social. Il giornalismo deve integrarsi nei social media, piuttosto che restare sulle App.
5.nuovo codice etico per il giornalismo digitale è necessario. Bisogna pensare nuove linee guida sui problemi che emergono dal giornalismo mobile relativamente alla giustizia.
Vi segnalo sul blog della sezione italiana di ONA il lavoro che si sta svolgendo a proposito del codice etico.


La seconda giornata di digit15 si è aperta con un panel dal titolo: Il unica via eppure impossibile da percorrere che già prima della manifestazione e dopo ha suscitato commenti e discussioni online. In più l’assenza all’incontro delle istituzioni (ODG Nazionale e ) ha messo sale sulla vicenda. Non mi soffermo qui a dire la mia sul tema, a conclusione di questo post troverete quello che penso, ma vi segnalo il video dell’intervento a Prato.

Quando rientro da , come l’anno scorso, molti pensieri frullano per la testa e ancora una volta e più fortemente è radicata in me l’opinione che la (intesa intenso di essere esperti di qualcosa e conoscere i mezzi digitali) e le nicchie  (specifici ambiti, informazione locale) siano la sopravvivenza del giornalismo. L’altra convinzione che è sempre più forte è che il confine fra comunicatore e giornalista sia sempre più sottile, (mi confermano questo i racconti di ONA15)come gestire la cosa eticamente?
Possiamo ancora svolgere il ruolo di filtro/scelta delle notizie.
Io credo, come già detto in passato, che data journalist, content editor e social media manager possano essere tutti insieme il giornalista contemporaneo, o meglio le competenze imputate loro. Certo rimane da risolvere il problema dal punto di vista fiscale e contrattuale ma temo che per questo bisognerà aspettare ancora, tanto più se le istituzioni non si presentano ad eventi come digit15. Al momento vale l’arte di arrangiarsi e la fantasia.

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